UN ALTRO FERRAGOSTO

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Sabato 23 h 21.15—Domenica 24 h 17.00, 21.15—Lunedì 25 h 21.15 MARZO 2024

TRAMA da Coming Soon

Sono passati quasi trent’anni da quando Sandro Molino e la sua famiglia sono approdati a Ventotene per trascorrere sull’isola le ferie d’agosto e sostenere i loro principi e stile di vita “di sinistra” contro l’arroganza da “nuovi barbari” Mazzalupi, i vicini freschi di vittoria berlusconiana. Il ritorno di entrambi i clan sull’isola è l’occasione per un nuovo confronto e per il ritrovamento di vecchi e nuovi personaggi: Sandro, ora in fin di vita, attaccato a ricordi che di molto lo precedono mentre fa pipì ovunque e non sa più come si chiama il mare; sua moglie Cecilia, che cerca ancora disperatamente l’attenzione del marito; Marisa e Luciana Mazzalupi, ora vedove, che si concentrano l’una sul nuovo compagno Pierluigi, sedicente imprenditore che ha promesso di portarla a Dubai, l’altra sulla figlia Agnese che è diventata l’influencer Sabbry e sta per sposarsi con Cesare, un arrivista con tatuata sul braccio la scritta “Memento audere sempre”.

Tornano sull’isola anche i figli di Cecilia: Martina con il piccolo Tito che pende dalle labbra di nonno Sandro, e Altiero, concepito proprio a Ventotene con Sandro di cui è diventato la nemesi, perché vive in America ed è diventato ricchissimo grazie ad un’app che oscura i dati sensibili di chi la usa.

Non mancano altri reduci della vacanza precedente: la coppia gay Betta e Graziella, il provolone alternativo Roberto, lo scanzonato Ivan, il figlio di Luciana Massimo (nella realtà figlio di Ennio Fantastichini) e il cinefilo Mauro, l’unico rimasto a Ventotene per quasi trent’anni.

Più che ripresi dal film precedente, questi personaggi sono riesumati, in un film che si confronta continuamente con il tema della morte: quella fisica di Ruggero e Marcello e dei loro indimenticabili interpreti Ennio Fantastichini e Piero Natoli; quella politica delle ideologie; e soprattutto quella semantica delle parole: perché in Un altro Ferragosto le parole sono importanti, tanto quelle rimosse, come “fascista”, quanto quelle che scivolano via dalla memoria di Sandro per fare posto ai ricordi, i neologismi inglesi che affollano i discorsi vuoti dell’entourage di Sabbry quanto i nomi dati ai figli per mantenere vivo il ricordo di una stagione tramontata, e infine la colata di veleno che uscirà dalla bocca di Daniela, ex moglie di Cesare, coro delfico che accompagna una varia umanità meritevole solo dell’estinzione.

Non è un caso dunque che Un altro Ferragosto inizi con l’audio delle conversazioni celebri del film di cui è il seguito, concludendo con la più memorabile: “Non ce state a capì più un cazzo, ma da mo’”, che allora si riferiva alla sinistra, e oggi si è allargata a tutti.

Un altro Ferragosto è un film di parole, in una sceneggiatura (di Francesco Bruni e Paolo e Carlo Virzì) tracimante dialoghi che si sovrappongono e rimbalzano l’uno sull’altro, creando una confusione che non diventa mai fuoco d’artificio (quelli sono appannaggio delle celebrazioni kitch degli influencer) e che ripropone un continuo stop and go drammaturgico, riflesso del meccanismo irrimediabilmente inceppato di un “Paese senza”: senza vergogna, prospettive, crescita economica e politica, senza più Storia e senza grandi alternative alla ripetizione coatta di una danza macabra e inconcludente (il che spiega i finali abbozzati e irrisolti del film).

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IL FANTASMA DI CANTERVILLE

  PROIEZIONE SPECIALE SOLO SABATO 23 MARZO 2024 h 16.00
https://www.youtube.com/watch?v=cTfoWHETaOA
TRAMA da Coming Soon Il Fantasma di Canterville, il film d’animazione diretto da Kim Burdon e Robert Chandler, si svolge in un antico castello inglese infestato da oltre 300 anni dal fantasma di Sir Simon Canterville (Stephen Fry). Lo spirito vaga per le stanze dell’imponente dimora in cerca di un discendente che lo liberi dalla maledizione che lo ha imprigionato. Tutti gli sventurati che sono passati da lì lungo i secoli, sono poi scappati terrorizzati. Quando arriva una famiglia americana da poco trasferita in Inghilterra, Sir Simon fa di tutto per spaventare i suoi nuovi inquilini e mandarli via. Ma le sue buffe messe in scena non fanno altro che divertire tutti, che non sembrano affatto spaventati dalla presenza del fantasma. Anzi, il padre di famiglia gli dichiara guerra per sfrattarlo assumendo anche un’acchiappafantasmi professionista (Miranda Hart). Solo la giovane figlia della coppia decide di mettersi dalla parte di Sir Simon e di aiutarlo a liberarsi dalla maledizione. Ma dovrà dimostrarsi molto coraggiosa…

DUNE PARTE DUE

Sabato 16 h 21.15—Domenica 17 h 17.00, 21.15—Lunedì 18 h 21.15 MARZO 2024

TRAMA da Coming Soon

Dune – Parte Due, film diretto da Denis Villeneuve, è il secondo capitolo della saga sci-fi tratta dal romanzo di Frank Herbert.
Dopo una serie di prove, Paul Atreides (Timothée Chalamet) è diventato ormai parte del popolo desertico dei Fremen, sostenuto dall’entusiasta leader Stilgar (Javier Bardem). Si è inoltre profondamente legato a Chani (Zendaya), che non riesce però del tutto a leggere in un cuore tormentato.
Qual è la priorità di Paul? Vorrebbe vendicarsi degli Harkonnen che gli hanno ucciso il padre e hanno preso il controllo del pianeta Arrakis, con la complicità dell’Imperatore (Christopher Walken), deciso a liberarsi della sua casata. Sa però che questo lo trasformerebbe in un leader spietato, così resiste alle insistenze di sua madre: Lady Jessica (Rebecca Ferguson), ora Reverenda Madre dell’ordine delle Bene Gesserit, vuole che accetti il suo destino di “messia”, Muad’dib, la figura che guiderà i Fremen alla liberazione di Arrakis.
E’ una strada dalla quale non si torna indietro, e dal canto loro gli Harkonnen stanno per schierare un nuovo avversario, lo spietato e sanguinario Feyd-Rautha (Austin Butler), nipote del Barone (Stellan Skarsgaard).
Paul può avere la meglio? Ma soprattutto, VUOLE avere la meglio, considerando il prezzo da pagare con la guerra? E’ davvero il messia o solo un principe che cerca di vendicare suo padre, il Duca Leto Atreides?

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LA SALA PROFESSORI

SABATO h 21.15 – DOMENICA h 17.00 – LUNEDI’ h 21.15 MARZO 2024

TRAMA

(Quando la nuova insegnante di matematica e di educazione fisica di una seconda media tedesca, Carla Nowak, decide di prendere l’iniziativa per scoprire chi è il responsabile dei furti che si sono verificati nella scuola, lo fa con le migliori intenzioni. Prima su tutte quella di interrompere la prassi degli interrogatori ai danni di studenti innocenti e di liberarli dall’ombra del pregiudizio che grava su di loro. Sa benissimo, perché lo ha visto con i suoi occhi, che, per esempio, anche tra il corpo docente c’è chi non brilla per onestà. E sa benissimo, perché lo insegna in classe, che una tesi ha bisogno di una dimostrazione valida, da condursi passaggio dopo passaggio, altrimenti si finisce nell’ambito dell’opinione, nel relativismo, nell’anarchia. Eppure la sua azione finisce per innescare una reazione a catena, che sfocia proprio là dove Nowak non avrebbe mai voluto, in quell’immagine finale, che è iconograficamente associabile a una vittoria, ma racconta una tragica sconfitta.

E ce ne sono tante di contraddizioni apparenti in questo film, che scorre come un treno sull’unico binario di un’idea di partenza che dà luogo a una produzione inarrestabile di altre cellule.

Per esempio la contraddizione tra “tolleranza zero” e “democratizzazione”, due parole chiave della policy della scuola, o quella interna alla questione della riservatezza (Carla non leggerebbe mai le pagine del diario di un ragazzo, però lascia accesa una webcam in sala professori, per quanto su un’inquadratura strettissima; e noi sappiamo, perché stiamo guardando un film, che certe scelte possono fare la differenza).

Nell’attenta sceneggiatura del regista Ilker Çatak e di Johannes Duncker, si parla dunque di un solo fatto ma di molte conseguenze. Si parla tra le righe di responsabilità personali, di comportamento collettivo e di come, ancora una volta, questi elementi possano non essere accordati tra loro. Si parla, senza retorica, del coraggio che ci vuole a pensare e agire diversamente dal gruppo.

La sala professori fotografa con la giusta drammaticità lo stato di un’istituzione in grossa crisi, esogena e endogena, in cui il rispetto che un tempo era precetto è stato sostituito dal sentimento umorale, per cui all’insegnante si dà retta finché è simpatico, sa intrattenere, non si fa scudo con il suo ruolo, perché allora quello scudo, sebbene di latta, diventa subito il bersaglio del tiro incrociato di alunni e genitori.)

LA ZONA D’INTERESSE

Sabato 2 h 21.15, Domenica 3 h 17.00-21.15, Lunedì 4 h 21.15 -Domenica 10 h 17.00 Marzo 2024

TRAMA

Schermo nero. Rumori. Musica. 1943: una gruppo di giovani adulti e bambini fanno un picnic vicino a un fiume. Deve far caldo. La luce è accecante. La famiglia è quella di Rudolf Hoss (Christian Friedel) e sua moglie Hedwig (Sandra Huller). Coi 5 figli bambini, uno di qualche mese, abitano la villetta con giardino che dà su Auschwitz. Lui ne è il comandante. Ama andare a cavallo al lavoro. La moglie sta a casa coi bambini e i domestici, che vengono dal campo. Come da lì arrivano le pellicce e altri valori di cui lei e le sue amiche si appropriano. Chiacchiera in giardino con la suocera. A un certo punto arriva la madre, che dopo un po’ se ne va perché non sopporta l’odore.

Il marito viene chiamato a Berlino. La moglie ha una crisi isterica e gli chiede di ottenere che almeno lei possa restare lì, coi bambini: in campagna. Da Budapest, sta arrivando un carico di ebrei ungheresi. La soluzione finale, “calcolata in ogni minimo dettaglio costo/beneficio”, va applicata a tutto il sistema lager. Hoss è “perfetto”, per sovrintendere. È lui a suggerire infatti di usare il gas Zyklon B nelle camere a gas: più veloce.

PAST LIVES

Sabato 24 h 21.15, Domenica 25 h 17.00-21.15, Lunedì 26 h 21.15 – Febbraio 2024

TRAMA:

Past Lives, film diretto da Celine Song, racconta la storia di Nora e Hae Sung (Moon Seung-ah e Seung Min Yim), due amici d’infanzia molto legati tra loro. I due vengono separati quando la famiglia di Nora decide di emigrare dalla Corea del Sud al Canada e finiscono col perdersi di vista.
Crescendo in America, Nora (Greta Lee) riesce a coronare il suo sogno di scrivere per vivere e si trasferisce a New York. Nel frattempo Hae Sung (Teo Yoo) sta svolgendo la leva militare obbligatoria in Corea.
Vent’anni dopo i due si incontrano e trascorrono insieme una settimana, durante la quale si ritroveranno ad affrontare nozioni come quella di amore e destino.

ANATOMIA DI UNA CADUTA

Sabato 17 Febbraio h 21.15 – Domenica18 Febbraio h 17.00, 21.15 – anno 2024

TRAMA

La scrittrice tedesca Sandra Voyter sta rilasciando un’intervista nello chalet sulle montagne vicine a Grenoble dove vive insieme al marito Samuel Maleski e al loro figlio non vedente Daniel. La conversazione fra lei e la giovane giornalista divaga, ed è infine interrotta dalla musica a tutto volume suonata da Samuel. Qualche ora dopo Samuel viene trovato morto sul selciato innevato davanti allo chalet: si è gettato o è stato ucciso? Sarà questo il dilemma da risolvere attraverso un’indagine minuziosa e un processo complicato e seguitissimo dai media. Ad assistere Sandra, principale indagata, è l’avvocato Vincent Renzi, suo amico di lunga data, e ciò che emergerà dalle indagini, prima ancora che un verdetto, è il problematico rapporto coniugale fra Sandra e Samuel, che ha trovato il punto di rottura nell’incidente all’origine della cecità di Daniel.

La valutazione delle scelte di Sandra e Samuel diventa talmente divergente da formare due realtà parallele, e in mezzo c’è Daniel, che non può che pagare lo scotto della reciproca cecità fra i suoi genitori. La falsariga lungo la quale si muove la narrazione è quella fra finzione e realtà anche perché Sandra è una scrittrice di successo che attinge al suo privato (e alle idee del marito) con indelicata leggerezza, mentre Samuel vorrebbe esprimersi attraverso la scrittura ma non ne trova il tempo, lo spazio e la determinazione (e forse non ne ha neppure la capacità).

DIECI MINUTI

Sabato 10 Febbraio h 21.15 – Domenica11 Febbraio h 17.00, 21.15 – Lunedì 12 Febbraio h 21.15 – anno 2024

TRAMA

Quando Niccolò lascia la moglie Bianca, dopo 18 anni di matrimonio, lei cade dalle nuvole: non si era accorta di nulla, né dell’infelicità del suo compagno di vita, né della sua relazione con un’altra donna. Da quel momento Bianca precipita in uno stato depressivo dal quale cerca di tirarla fuori una psicologa burbera dal cognome importante (si chiama Braibanti, come la vittima di un agghiacciante caso giudiziario), intenta a riportare la sua paziente ad un metro di realtà. Perché Bianca ha attraversato la vita, non solo il suo matrimonio, con eccessiva cautela verso se stessa, con la paura di confrontarsi con le cose che non si ritiene capace di tentare. Così la psicologa le propone un esercizio: fare per dieci minuti una serie di esperienze nuove e così addentrarsi in territori sconosciuti. Bianca, dopo essere stata sospesa dal giornale per cui collaborava, si mette alla prova: al funerale di uno sconosciuto, facendo l’autostop o un po’ di sesso occasionale, persino taccheggiare. Ma l’attende la sfida più grande di tutte: cominciare a fare ciò che non ha mai osato.

Dieci minuti, diretto da Maria Sole Tognazzi e da lei cosceneggiato insieme a Francesca Archibugi, è liberamente ispirato al romanzo “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale, di cui conserva la componente fortemente autobiografica.

Inizialmente percepiamo il mondo attraverso il punto di vista soggettivo di Bianca, che “non vede e non ascolta”, poi a poco a poco allarghiamo lo sguardo a contemplare la complessità della sua realtà, e soprattutto dei suoi rapporti famigliari: con Niccolò, ma anche con i genitori, con l’amico di sempre e con la sorellastra.

Il film fa riferimento nei dialoghi ad alcune grandi scrittrici – Elsa Morante e Natalia Ginzburg – ma quella di cui è lontano parente potrebbe essere Elena Ferrante, un fantasma ingombrante con il suo “I giorni dell’abbandono” (già diventato un film di Roberto Faenza, con protagonista proprio quella Margherita Buy che qui interpreta la psicologa Braibanti).

Ma della scrittura della Ferrante (o anche della Morante e della Ginzburg) Dieci minuti purtroppo non ha la spietatezza, assestandosi su una corda morbida e gentile: paradossalmente lo strazio della separazione si coglie soprattutto sul volto di Alessandro Tedeschi, che ben interpreta il ruolo di Niccolò.

Barbara Ronchi aggiunge fragilità e dolcezza alla sua Bianca, ma non le è permesso tagliare fino in fondo attraverso il suo dolore, e anche la durezza della psicologa viene contraddetta da una scena finale che di fatto, annulla quello che era stato fino a quel momento un personaggio nuovo: un medico (donna) che affronta i pazienti con piglio quasi aggressivo. E le musiche di Andrea Farri sottolineano troppo incessantemente ogni emozione, come se la regia avesse paura del silenzio che accompagna la solitudine, soprattutto quella non scelta.

THE HOLDOVERS

Sabato 3 Febbraio h 21.15 – Domenica 4 Febbraio h 17.00, 21.15 – Lunedì 5 Febbraio h 21.15 – anno 2024

TRAMA

Dall’acclamato regista Alexander Payne, The Holdovers – Lezioni di vita racconta la storia di uno scontroso professore (Paul Giamatti) di una scuola privata del New England, che rimane nel campus durante le vacanze di Natale per sorvegliare gli studenti che non possono tornare a casa. Alla fine stringe un improbabile legame con uno di loro, un ragazzo strambo e problematico (l’attore emergente Dominic Sessa), e con la cuoca della scuola, il cui figlio risulta di recente disperso in Vietnam (Da’Vine Joy Randolph).

PARE PARECCHIO PARIGI

Sabato 27 Gennaio h 21.15 – Domenica 28 Gennaio h 17.00, 21.15 – Lunedì 29 Gennaio h 21.15 – anno 2024

TRAMA

Pare parecchio Parigi, film diretto da Leonardo Pieraccioni, racconta come alcuni fratelli (Leonardo PieraccioniChiara FranciniGiulia Bevilacqua) decidano di esaudire il desiderio del loro padre (Nino Frassica) anziano e malato, ossia fare un viaggio a Parigi. I tre fratelli, però, non hanno contatti tra loro da ben cinque anni, ma per il bene del genitore faranno finta di partire da Firenze alla volta di Parigi a bordo di un camper, non uscendo mai dai confini di un maneggio per cavalli.
Il motivo di questa farsa è perché ai tre è stato proibito dalla struttura in cui è in cura di portare troppo lontano il padre. Quest’avventura, nonostante non si svolga così lontano dall’ospedale, si rivelerà essere una paradossale occasione per far riallacciare i rapporti tra i tre fratelli e cercare di riconciliarsi con il padre. Grazie all’immaginazione faranno un viaggio lungo chilometri e se non possono andare a Parigi, Parigi può andare da loro!